martedì 5 marzo 2013

L'arte africana e la sua importanza nelle arti rituali contemporanee

L'arte africana e la sua importanza nelle arti rituali contemporanee Potrei parlare di arte africana citando nomi, etnie, zone più o meno esplorate e conosciute, perchè oggi grazie a testi, testimonianze, video e fotografie sembra possibile , a chi interessato a questo argomento, carpire ogni più piccola sfumatura. Il magico miracolo che si compie ogni volta è invece scoprire che forse c'è qualche altro piccolo segno, piccolo mistero, che aspetta di essere scoperto o interpretato. Il linguaggio semplice e universale, che proprio tali oggetti d'arte tribale mi hanno insegnato si ritrova paradossalmente nelle loro forme complesse.. Non a caso, nella storia dell'arte moderna occidentale, pittori e scultori importantissimi hanno subito tale fascino. Matisse, Matta, Gauguin, Picasso, Braque, Brancusi, Moore, Lam hanno tratto ispirazione, innovazione e linfa artistica da quelle forme plastiche, archetipiche, vive nella loro ancestralità e spiritualità. Ma non è questo l'aspetto che a me interessa portare alla luce, perchè è innegabile come essa sia entrata prepotentemente nell'arte di grandi artisti, tanto che alcuni di loro ne hanno tratto spunto per raggiungere addirittura il loro definitivo stile. Mi interessa come tale arte tribale sia risultata fondamentale per la crescita della spiritualità di chi oggi continua a fare arte rituale fuori dal continente africano vivendo la sua quotidianità e anche per coloro che sono appassionati collezionisti di tale arte. Maschere, sculture, oggetti di uso, non possono non avere un rapporto, un dialogo, anche se in maniera inconscia con tali persone. D'altronde questi oggetti sono nella loro terra d'origine estensioni del territorio, fulcro importante di una vita sociale che è fondamento della comunità stessa; sono, allo stesso tempo, figli e madri della stessa cultura che essi vivono. Colui che possiede una statua ancestrale, archetipica, o “spirit “ ne rimane quasi sicuramente influenzato, soprattutto in un epoca contemporanea come la nostra dove il lato intimo e “romantico” è messo da parte a vantaggio di quello materiale e "materialista" per far fronte alla frenesia della vita che ci accompagna ogni giorno. La nostra cultura si basa sulla velocità e sulla razionalizzazione e ottimizzazione di spazi e tempi. Ed è qui che il messaggio intrinseco dell'oggetto di arte africana, oceanica o di qualsiasi altra zona tribale, fa la sua comparsa e diventa chiarissimo, emana un ritorno alle origini, all'uomo, alla sua parte istintiva e animale, che è fondamento della vita e del vivere. Vera “Libertà” se proprio vogliamo trovare un termine di più ampio respiro. Percepisco molto l'influenza “magica” che questi manufatti emanano , ed il filo che lega l'arte africana all'arte rituale contemporanea. Per qualcuno l'arte rituale è un tipo di arte che serve per mettersi in contatto con noi stessi tramite il “rito”, per altri è fondamentale che ci sia solo un “oggetto” capace di farci da tramite verso quella dimensione onirica che spesso avremmo bisogno di contattare dentro di noi . Ritengo che il lato spirituale giustamente equilibrato al lato materiale sia la base per una vita serena e lo perseguo all'interno della mia società, senza fatica, senza vergogna, rendendo il rito la mia vita. Tale rappresentazione la possiamo ritrovare metaforicamente nei riti magici d'amore, dove due statuine opportunamente consacrate sono legate insieme a propiziare la futura unione dei due personaggi, ma anche l'unione delle due parti della stessa persona (spirito e corpo) senza le quali non potrebbe sopravvivere la persona stessa. Personalmente, vorrei ricordare quanto i “feticci” africani mi abbiano trasmesso il gusto della “forma” di espressione, le tapa delle isole Fiji o le bandiere Asafo mi abbiano regalato l'idea del segno, per creare un alfabeto tutto mio, quasi criptico, degno di un esoterismo che è strada principale da seguire, per approfondire il cammino dentro noi stessi. La bellezza celata di queste arti tribali è l'insegnamento, che ci riporta alla natura, alla Madre Terra. Sarebbe assurdo che l'arte rituale occidentale oggi, copiasse in toto tale tipo di manifestazione artistica tribale, perchè la radice culturale e del territorio in cui si muove è ben diversa da quella africana, ma senza l'essenziale contributo di essa non avremmo oggi la ritualità contemporanea. Il mio feticcio per esempio, è figlio di tali insegnamenti, però creato in un'amalgama artistica tra me e il dialogo giornaliero con la natura e lo spazio che mi circonda. La base è la stessa che muove e muoveva la mano dei creatori di arte primaria di ogni luogo. I simboli, il rispetto per ciò che è soprannaturale, il culto dei nostri antenati, i ricordi che vanno scolpiti nella pietra, perchè la memoria non venga perduta, i linguaggi criptici che solo chi ama la natura può comprendere, si ritrovano nelle contemporanee maschere di stoffa, nei feticci in cemento, nel suono degli strumenti costruiti a mano, suonati sulle rive del torrente... e non dovrebbero andare perduti. filippo biagioli contemporary primary art artist

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